Abstract 3: Il futuro e la città

Abstract dei testi:
La città del futuro;
Le metropoli marginali;
Il futuro e la città;
Le belle contrade

Scheda

Autore: Giorgio Simoncini
Titolo: Il futuro e la città
Editore: Il Mulino
Luogo: Bologna
Anno: 1970
Genere : Socio-urbanistica
Argomento: Urbanistica come chiave di lettura e soluzione del fenomeno
di una società in forte espansione.
Biblioteche: Consultato presso la Biblioteca Estense Universitaria di Modena con inventario BU 71362 e collocazione COLL.IT 0722.0015 ma disponibile anche presso la Biblioteca Comunale di Mirandola con inv. MU 2545 e collocazione Mr X.7.5.5.12 e Biblioteca Fondazione Collegio San Carlo di Modena con inv. 5553 e collocazione E. VI. 11.
Abstract
Il futuro della città è pensato in modo differente a seconda, sostiene Simoncini, dell'atteggiamento culturale di chi lo propone; si avrà quindi un atteggiamento pragmatista, uno tecnicista, uno utopista ed uno idealista. Partendo dall'assunto che è vero solo ciò che è praticamente vericabile, il pragmatista afferma che per progettare una città futura vera occorre partire dalla città presente. La città futura del pragmatismo rappresenta un'estensione perfezionata della città presente. Siccome poi il piano della città futura è concepito strumentalmente, è cioè legato alla varietà delle situazioni particolari, non esisterà una, ma “tante città future quante sono le diverse situazioni ambientali". Secondo il tecnicismo la città futura non è vista come frutto di un disegno globale, ma come risultato di una pletora di interventi settoriali sviluppati in relazione alle diverse esigenze. La soluzione dei problemi attuali di una città è il suo futuro; non esiste un modello di riferimento da considerare per programmare il futuro di una città, esiste solo un particolare modo di risolvere un problema (o alcuni problemi) che frena lo sviluppo (futuro) di un ambiente urbano, la città futura è la città presente senza problemi. Al contrario di quanto accade nell'atteggiamento tecnicista, dove il futuro della città deriva dal presente, ne è anzi un'estrapolazione, in quello utopista il futuro della città è frutto di invenzione; l'utopia può essere formale, tecnologica o sociale: quella formale si basa sul presupposto che l'uomo possa essere migliorato attraverso la modica dell'ambiente nel quale vive; quella tecnologica si avvia con la scintilla delle innovazioni prodotte da questo settore; l'utopia sociale muove dal riconoscimento di una posizione predominante dell'uomo e della società all'interno dell'amibiente urbano. L'atteggiamento idealista nega la produzione di un oggetto a scala urbana mentre sostiene l'elaborazione di modelli che altri potranno realizzare concretamente (un esempio è quellodella città giardino si Howard).
Il concetto di funzione urbana2 mira da una parte alla razionalizzazione degli insediamenti urbani, dall'altra alla adeguata distribuzione delle diverse destinazioni d'uso del suolo e non, come accade negli USA, alla prevalenza attribuita ai trasporti nella determinazione dello spazio urbano. Anche in questo caso l'autore distingue tre atteggiamenti: determinazione funzionale, elasticità funzionale, indifferenza funzionale. Nell'ambito della determinazione funzionale gli insediamenti futuri verranno qualificati in base ad un certo contenuto funzionale: residenziale, industriale etc. Tra gli esempi citati c'è quello della città spaziale la cui realizzazione non è utopica nel senso di irrealizzabile ma, secondo l'autore, strettamente legata al progresso tecnologico. L'elasticità funzionale è sostenuta da coloro che vedono gli insediamenti come contenitore o megastruttura, in grado da poter accogliere qualsiasi funzione: i contenitori sarebbero caratterizzati dalla presenza di suoli sovrapposti, le cui funzioni possono essere modificate nel tempo senza danneggiare la struttura nel suo insieme. Un esempio singolare è quello della città mobile: definita come una macrostruttura si estende, senza una forma preordinata, sopra la città e si attiva in modo diverso rispetto alle diverse esigenze (un grande reticolo di locali sospeso sopra la città). L'indifferenza funzionale ritiene, al contrario di quello che succede nei due atteggiamenti precedenti, che sia l'uomo il motore capace di qualicare il nuovo tipo di città, non la funzione pianificata. Le comunità a-spaziali rappresentano il frutto della mobilità di cose e persone che ha determinato un profondo mutamento nella fruizione dell'ambente urbano; esistono più comunità a-spaziali che occupano un unico territorio e vi localizzano le proprie attività: ciò che conta non è dove l'attività umana è localizzata, ma che questa risulti massimamente accessibile. Nelle comunità spaziali risulta mutato anche il concetto di famiglia: la comunità locale, quella radicata stabilmente, presenta la famiglia genitori-figli, mentre quella a-spaziale si riconduce alla famiglia nucleare, genitori (genitore). Vengono poi descritti nell'ultima parte del testo i caratteri fondamentali delle Megalopoli: dimensione, continuo urbanizzato ("area a servizio di una o più città centrali"3) e grande varietà di unità insediative.
Simoncini ritiene che le megalopoli rappresentino l'approdo dell'urbanistica del futuro.
1Op. cit., p. 12.
2Le funzioni urbane, secondo l'autore, sono le operazioni che l'uomo può svolgere al-
l'interno di una città e convenzionalmente si dividono in: abitazione, lavoro, svago e
trasporto.
3Ibid., p. 189.
Parole chiave
funzione, mobilità, pianificazione, progettazione, crisi, famiglia-ambiente urbano, megalopoli
Utilizzazione
Il testo risulta straordinariamente denso di contenuti: dalla sociologia alla filosofia, dall'urbanistica alla geopolitica; il linguaggio di riferimento è quindi piuttosto articolato, tecnico a volte ma senza scadere nel virtuosismo settoriale. Ricco è l'apparato delle immagini, molto utili per fissare concetti altrimenti troppo rarefatti; difficile capire il target del libro.

Bordini Massimiliano (A043/A050)

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